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Il progettista del nuovo biodigestore di Borgo: “Questo impianto non è necessario, è indispensabile”
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Il progettista del nuovo biodigestore di Borgo: “Questo impianto non è necessario, è indispensabile”

14 Marzo 2020 Attualità 32

da La Stampa (Matteo Borgetto) – «Se ci piace lo status quo, va benissimo e non cambierà la situazione precedente. Se, invece, vogliamo essere parte di un futuro ecosostenibile per il pianeta, questo impianto non è necessario. È indispensabile». Così l’agronomo perugino Federico Valentini, autore dello studio di fattibilità del nuovo biodigestore di Borgo, ha concluso oggi l’incontro riservato ai giornalisti all’Azienda cuneese smaltimento rifiuti (Acsr) in via San Nicolao.
Un progetto da 13,4 milioni per la «riqualificazione tecnologica» dell’impianto di compostaggio esistente, con un nuovo sistema di lavorazione della Forsu (frazione organica rifiuto solido urbano e umido da raccolta differenziata) e degli sfalci, per creare compost agricolo, biometano ed energia pulita. Tanti i dubbi sollevati dalla popolazione, tante le polemiche nel Consiglio comunale di Borgo (il sindaco Gian Paolo Beretta ha minacciato querela a chi lo accusa di interessi in Acsr), l’ingegnere Valentini e la direttrice dell’azienda, ingegnere Cristiana Giraudo, hanno definito l’intervento “un esempio di economia circolare”, con stima di rientro dell’investimento in 5/6 anni. Dopo il via libera della assemblea dei sindaci dell’Acsr (19 favorevoli, 6 contrari, un astenuto), l’ultimo parere spetterà alla Provincia, che ha già disposto la Valutazione d’impatto ambientale. Per essere remunerativo, l’impianto dovrà aumentare la materia prima: le attuali 10.500 tonnellate l’anno di Forsu e 7.600 di verde diventeranno 35 e 10 mila, per produrre 11.000 tonnellate di compost (4.500 oggi), 3.600 di scarti (in parte riutilizzati nel biodigestore) e 2.200 di biometano. Il bacino di riferimento sarà l’intera provincia di Cuneo, con l’arrivo dell’umido dagli altri tre consorzi. Acsr sostiene di aver già fatto un accordo con l’Albese e Braidese, e ricevuto dichiarazioni di intenti da Acem (area Monregalese) e Csea (Saluzzese). La sezione del biodigestore sarà costruita di fianco all’impianto attuale, quella di upgrading (purificazione) del biogas, nella centrale ex Marco Polo. Sul traffico, previsti 4 passaggi di camion in più al giorno in ingresso e uscita (oggi sono 80, pari al 3,3% della circolazione sulla strada). Il rumore “resterà invariato”, ma è da valutare quello emesso dalla stazione di upgrading. È inoltre prevista una “riduzione degli odori”, grazie a una sezione anaerobica “chiusa e a tenuta”. Sull’occupazione, l’organico salirà dagli attuali 28 (un direttore, due impiegati amministrativi, 4 tecnici, 21 operai) a 31, con l’aggiunta di 2 operai e un impiegato tecnico. Per costruire il biodigestore servirà un anno, con l’obiettivo di immettere il biometano in rete entro il 31 dicembre 2022 e non perdere gli incentivi statali (certificati verdi), ma non si escludono proroghe.

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Luca Paganelli - referente LNG di Federmetano
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